
Il Napoli, questa banda di scugnizzi talentuosi e fortunati, si è presentato al Friuli in cerca di punti facili, ma si è trovato davanti l’Udinese, una compagine che oggi ha saputo vestire i panni del sacrificio e dell’orgoglio. È riapparso il roccioso Kristensen, mestierante del pedale, per tentare di chiudere la stanga ai partenopei.Per una buona metà di gara, i bianconeri friulani hanno retto l’urto, anzi, hanno spinto l’aratro con maggior vigore degli ospiti, in un agonismo forse non sublime ma certo gradevole. L’aria era tersa, i portieri, si dice in gergo, avrebbero potuto prendere un buon caffè vista la relativa tregua.Ma c’era un uomo che valeva per tre, un vero ursus al galoppo: quel diavolo di un Zaniolo che pareva indemoniato. L’Udinese, perbacco, meritava il vantaggio e il buon Davis lo trovava, ribattendo la palla del portiere napoletano. Un lampo di gioia, una vera catarsi del gol, subito spenta dalla catigoria del Var, che con la sua lente d’ingrandimento, sempre a senso unico, annullava per un fuorigioco millimetrico e maledetto. La contesa, a questo punto, si è fatta un vero duello rusticano. Piotrowski scagliava un fendente che faceva vibrare la traversa come una campana a morto. Il solito Zaniolo, con un eccesso di foga da giovanotto di provincia, si divorava un gol a porta sguarnita, ma si rifaceva subito dopo con un tiro dal limite che sapeva di genialità pura. Un gol magnifico. E anche qui, l’occhio malevolo del Var, quel demone della tecnologia, sentenziava il secondo annullamento. Il Friuli esplodeva in un urlo strozzato: la paura della legge del calcio (quella che dice che chi merita perde) era palpabile.Ma l’Udinese, non paga, ha saputo trovare la sua nemesi del fato. Quando il furetto Ekkelenkamp trovava una magia degna del nostro Totò (Di Natale, si capisce), un tiro di rara bellezza, il Friuli prendeva fuoco per davvero.È stato un finale di partita di granito. I friulani, ben messi, hanno tenuto l’assetto, pur rischiando il patatrac sul bidone di Di Lorenzo da pochi metri. L’Udinese rispondeva col Zarraga, ma poi il palo colto dal ex Lucca sul gong ha fatto tremare il Friuli.Oggi, c’è stato il massimo impegno, la fidelitas alla maglia. Il mister ha mantenuto l’equilibrio, cambiando solo per necessità e mai per capriccio. E il giovane Bertola, in quella fascia che non gli è propria, ha saputo convincere più di tanti titolari.Insomma, il campo ha saputo correggere gli arbitri e la telecronaca malata. Finalmente, la nostra amata dea Eupalla, nella sua barocca giustizia, ha saputo compensare ciò che l’algida e tediosa tecnologia aveva voluto togliere. Tre punti strappati con i denti e con l’anima!


