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Luce verde alla trasformazione in scarl di Friuli Innovazione

redazione 29 Febbraio 2012

All’unanimità il Consiglio provinciale ha approvato la trasformazione in società consortile a responsabilità limitata (scarl) del Consorzio Friuli Innovazione, il consorzio nato come struttura operativa dell’Università di Udine per svolgere attività di ricerca, di sviluppo sperimentale e di trasferimento di tecnologie. «Si tratta – ha commentato il presidente della Provincia on. Pietro Fontanini – di una scelta precisa a favore della ricerca di questo ente. Noi – ha sottolineato – abbiamo una responsabilità istituzionale sia verso i giovani che hanno investito in questo consorzio sia verso il nostro territorio e le nostre aziende alle quali viene data l’opportunità di crescere mediante questa fucina di innovazione». A illustrare nel dettaglio la vicenda che vede coinvolta la Provincia in quanto componente per l’8,48% del Consorzio, l’assessore provinciale Adriano Ioan. «Questa trasformazione – ha spiegato Ioan – permetterà finalmente a Friuli Innovazione di adeguarsi al mutato panorama istituzionale e, soprattutto, consentirà alla nuova scarl di partecipare ai bandi europei ad “armi pari” rispetto agli altri concorrenti in quanto potrà avere una personalità giuridica e tutte le agevolazioni fiscali del caso.

Come ha precisato il l’attuale presidente del Consorzio – ha ricordato Ioan – fare da stazione appaltante diventa difficile in qualità di consorzio: per contrarre un mutuo, ad esempio, il Consorzio deve ricorrere al mercato e non può avvalersi delle condizioni agevolate concesse dalla Cassa depositi e prestiti. Va detto inoltre che, sempre a causa della mancanza di una forma societaria, i fondi destinati a favore della ricerca a Friuli Innovazione da parte di quattro istituti di credito del territorio sono fermi e non possono essere utilizzati. Importante evidenziare inoltre che la trasformazione in società non va contro il principio di legge che prevede che i soggetti pubblici non vadano a interferire nella libertà di concorrenza. Friuli Innovazione, a differenza di Area science park di Trieste, non ha finanziamenti statali: si trova a concorrere a bandi europei solo in base alle proprie risorse, non ha scopo di lucro e non prevede i dividendi. Siamo nel pieno rispetto di una finalità pubblica. Ora – ha aggiunto Ioan – la nostra decisione, seppur importante, potrebbe essere del tutto inutile se il Comune non dovesse sciogliere le proprie riserve».

La storia di Friuli Innovazione inizia nel 2001 quando, su iniziativa dell’allora rettore Marzio Strassoldo vengono creati due consorzi, Friuli formazione e Friuli innovazione allo scopo di coordinare per i rispettivi ambiti l’attività di singoli soggetti che autonomamente partecipavano a bandi europei. L’Unione europea, con propria direttiva, aveva chiesto infatti di avere un interlocutore unico. Di fatto si è formata una sorta di Ati (Associazione temporanea d’impresa per partecipare ai bandi per la ricerca) con, come socio principale, l’Università degli Studi di Udine. Nel 2002 con la legge sull’innovazione Illy-Bertossi che ha previsto un finanziamento di 20 milioni di euro per la realizzazione del parco tecnologico in provincia di Udine si rafforza il ruolo del Consorzio e vi entrano a far parte altri soci tra cui la Provincia e il Comune di Udine. Tale riconoscimento regionale innesca un cambio di marcia rispetto alle attività portate avanti fino a quel momento dal consorzio: la Regione interviene per il 70% e gli altri soci per il rimanente 30%. Dal 2004 il Consorzio si comporterà nei fatti come una società visto che ha un patrimonio (12 milioni di euro), proprio personale e una struttura. Nel 2007 il Cda all’unanimità decide di procedere verso la trasformazione in società consortile per adeguare l’ente alle mutate esigenze.

«Arriviamo quindi agli ultimi tempi

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