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Gli atleti e le parole delle azioni

redazione 2 Dicembre 2013

Gli atleti e le parole delle azioniLa Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste (SISSA) ha partecipato a uno studio su un campione di pallavoliste professioniste per capire meglio il legame tra sistema cognitivo e motorio. Secondo la ricerca, il cervello sarebbe coinvolto nelle azioni motorie in modo più complesso di quanto ritenuto finora.

È vero, come credono alcuni scienziati, che per capire parole come “schiacciare” (nel senso pallavolistico del termine) il cervello deve ripercorrere “a mente” la sequenza di comandi motori che costituiscono l’azione? Secondo uno studio (appena uscito come storia di copertina per il numero di dicembre della rivista Brain Research) al quale hanno collaborato anche gli scienziati della SISSA, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, in realtà l’approfondita esperienza motoria dei soggetti (nel caso specifico delle pallavoliste che rispondevano a istruzioni su azioni del loro sport) modula l’intervento delle aree motorie cerebrali nella comprensione delle azioni. L’effetto dell’esperienza è una novità, che mette alla prova alcune ipotesi recenti, rendendo il quadro teorico più complesso.

Secondo le teorie dell’embodied cognition (cognizione “incorporata”) le rappresentazioni concettuali sono costruite sull’esperienza motoria/sensoriale del cervello e quando dobbiamo comprendere o riconoscere un concetto il nostro cervello mimerebbe inconsciamente quell’esperienza. In pratica, per capire la parola “bere” il nostro cervello deve mettere in atto in maniera implicita i processi motori che servono per bere. Ma è proprio così? “Secondo i nostri studi l’intervento del sistema motorio non è così diretto o scontato, dipende infatti da alcune variabili: il contesto, l’esperienza e la possibilità/impossibilità delle azioni”, spiega Barbara Tomasino.
Tomasino, ex studente della SISSA ora all’ IRCSS “E. Medea- La Nostra Famiglia” di San Vito al Tagliamento, è stata la prima autrice dello studio, condotto, fra gli altri, insieme a Raffaella Rumiati, che coordina il corso di dottorato in Neuroscienze cognitive alla SISSA.

Tomasino, Rumiati e colleghi hanno usato soggetti “esperti” sul fronte motorio, nel caso specifico delle pallavoliste professioniste. “L’idea di usare soggetti esperti è interessante perché permette di vedere se il grado di padronanza sull’azione ha un effetto sulla performance nella comprensione. I sostenitori delle teorie embodied infatti affermano che l’attivazione motoria c’è sempre e che non si dovrebbero evidenziare differenze” spiega Rumiati, differenze che invece sono state osservate.

Più in dettaglio…

I soggetti (due gruppi: uno di pallavoliste e uno di inesperti) dovevano leggere silenziosamente delle frasi che descrivono azioni sottoforma di ordine. Lo stimolo poteva essere un’azione possibile

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