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Suicidio (sportivo) di Porta. Bergamo impatta

Franco Canciani 1 Giugno 2016
apu2

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Dopo quaranta minuti di horror-basket, quattro periodi di tanti errori, tanto agonismo e poca tecnica, Bergamo porta a casa il punto del pareggio. Meritatamente.

Udine la mette subito dalla parte giusta, proseguendo il secondo tempo di gara-1 e andando 21-9. Gli orobici non segnano dal campo, sbagliando da fuori e da sotto: forse qualche bianconero si sente arrivato.

Invece sbaglia.

Nel secondo periodo, due imbarcate da sette e otto punti a zero portano gli ospiti, finalmente precisi dal perimetro, a ridosso dei friulani che difendono da sei ed attaccano da tre in pagella.

Ripresa punto a punto: ancora tanti sbagli ma soprattutto una serie di canestri da tre dei bergamaschi, trascinati da Planezio e ben diretti da Panni. Nonostante tutto, Udine ha innumerevoli possibilità di mettere il becco avanti, sprecandole in maniera sciagurata.

Ma il veleno sta nella coda, e stavolta ha la faccia gaucha e triste di Antonio Porta. Prima sbaglia da sette metri con gli avversari da lungo tempo in bonus la palla del sorpasso, mentre sarebbe stato più prudente giocare nell’area pitturata; poi, a otto decimi dalla fine, sbaglia incredibilmente da solo sotto canestro il punto dell’overtime dopo tre errori su quattro degli avversari dalla linea della carità.

Onore a Bergamo.

Così come Udine domenica pomeriggio, stasera i gialloneri hanno rimontato punto su punto, sbagliando meno e realizzando canestri decisivi nei momenti decisivi. Il loro gioco fisico è stato sicuramente favorito da una coppia in grigio che definire inadeguata sarebbe fin gentile, ma il team di Ciocca ha gettato il cuore oltre il Benedetti portando l’inerzia al PalaItalCementi.

Diciamo la verità: Bergamo ha vinto di due contro la peggiore Udine della stagione; sette punti dalla batteria dei lunghi (tra cui una tripel irragionevole di Vanuzzo) quando nel solo quarto quarto gli orobici esaurivano il bonus dopo soli due minuti di gioco significa aver capito poco della gara. Degli errori Lardo ed i suoi debbono fare tesoro: ora la pressione è tutta sulle spalle di Bergamo, che nelle prossime due gare in casa potrebbe chiudere il conto. Ma Udine non è quella di stasera, mentre Bergamo sta giocando evidentemente al massimo delle proprie, decisamente inferiori, possibilità tecniche ed agonistiche.

Udine deve capire che le gare vanno chiuse: se oggi avesse continuato a difendere ed attaccare come nel primo quarto, il divario si sarebbe ampliato e la possibilità di Bergamo di rientrare sarebbe stata vanificata irrimediabilmente. Né più, né meno quello che Udine ha fatto sempre, in stagione regolare e nelle prime due serie di playoff. Invece purtroppo, umanamente, si sono seduti pensando di aver spostato il baricentro dalla propria parte, peccando clamorosamente in concentrazione e determinazione.

Ma l’A.P.U. è squadra determinata e concentrata, addirittura ferocemente: se Bergamo vorrà chiuderla in casa dovrà sparare, metaforicamente parlando, a tutti i bianchineri. I quali, ne sono certo, già venerdì mostreranno la migliore faccia contro i validi avversari.

Ultimo sospiro per i due grigi: mi chiedo, chiedo a Voi ed al commissario di Lega dott. Baldini, cosa debbo fare per trovare due arbitri che applichino un barlume di regolamento. Oggi Panni ha toccato la palla con due mani, stile primo giorno di minibasket, in campo aperto e contropiede senza essere sanzionato; a DiGiuliomaria è stato fischiato un fallo antisportivo per aver abboccato ad una finta sotto canestro, mentre in almeno quattro occasioni (Truccolo su Panni, e poi Ghersetti e due volte Chiarello) palesi intenzionali sono stati quasi ignorati; hanno sventolato “gialli” che neanche Collina, permettendo scene isteriche al teatrante Ciocca, a Milani, a Ghersetti, ma mai un fallo tecnico. Hanno perdonato, specialmente alla formazione tecnicamente inferiore, un gioco “correttamente” duro (peraltro coadiuvati da una manovra biancanera particolarmente timida). Insomma: se Puccini e il socio sono due arbitri da serie B, io sono Claudia Schiffer. E Vi posso garantire che non è il caso che Vi mostri il mio book.

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