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PUNTATA NUMERO VENTISEI: TRA NOTE E COLORE, RISCOPRENDO GUIDO TAVAGNACCO. PARTE PRIMA.

Rachele Pellegrinuzzi 29 Dicembre 2014
guido-tavagnacco-quartetto-pezze

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Per chi non abbia avuto il piacere di conoscerlo, se non altro attraverso i suoi disegni e dipinti e le sculture, Guido Tavagnacco è uno di quei grandi artisti cui la nostra Regione si pregia di aver dato i natali.

A proposito di nascite, il nostro Natale 2014 è (già!) passato ma numerose sono le iniziative ancora in atto, concepite per festeggiarlo. Momenti di musica, di preghiera, di incontro non si contano e, tra sacro e profano, ci chiamano a ritrovarci fisicamente vicini e a fruire insieme di proposte culturali eseguite con passione ed emozione da amatori o professionisti.

Biel lant, cogliamo una di queste occasioni per entrare nella Sala consiliare del Comune di Moimacco (UD), allettati dalla prospettiva di una serata – concerto dell’ottimo Quartetto d’Archi “Pezzè” arricchita dalle introduzioni del musicologo David Giovanni Leonardi.

Tra applausi, esecuzioni, digressioni, ringraziamenti e bis, la serata vola via veloce e ci vede trascinati negli Andante, saltellanti sul Pizzicato, vitaminizzati dagli Allegro molto. Potenza della musica: per più di un’ora e mezza i nostri sensi convergono sui quattro musicisti (Mansutti – Clonfero – Allegretto – Grion) e si lasciano intrappolare dalle corde e casse armoniche dei loro affascinanti strumenti. Poi l’incanto finisce. E’ inevitabile, fa parte delle regole del gioco.
Ritorniamo alla realtà e cominciamo ad aumentare lo zoom dei nostri occhi.
Intorno a noi ci sono altre persone con volti sorridenti e appagati; alcune di esse le conosciamo
da una vita, altre sono foreste, venute apposta nonostante la pigrite e la divanite post – natalizie, motivate dal programma e/o dagli interpreti.
Zoomiamo ancora e lo sguardo cade nuovamente sul Quartetto con tanto di relativi archetti ora in
posizione di riposo; va, poi, in secondo piano e scorge il lungo bancone ligneo a ferro di cavallo con le corrispondenti postazioni di Consiglieri e Assessori comunali.

Infine si posa sulla parete retrostante e lì (ri)trova con piacere due grandi tele del Maestro Guido  Tavagnacco, che proprio nel Comune di Moimacco nacque nel lontano 1920.
Si tratta delle opere intitolate “Moimacco contadina” e “Moimacco industriale”.
E’ vero che nel suo paese d’origine il Maestro lasciò tante e tante tracce che, se per gli abitanti del luogo sono una visione normale e quasi quotidiana, per chi viene da fuori possono essere decisamente una gran bella scoperta. Se, infatti, andiamo in banca, in case private, in osteria, in chiesa o nella stessa pinacoteca del Centro Civico Culturale a lui dedicato, troveremo senz’altro opere che ci raccontano buona parte della sua evoluzione artistica e maturazione spirituale.
Ma è nella sala consiliare – la stanza deputata a punto di incontro per tutta la cittadinanza – che il dialogo con l’Artista ha inizio davvero e Tavagnacco stesso ci da’ la sua piena disponibilità al confronto e allo scambio di idee.
Le due tele che lì risiedono raccontano quello che per Tavagnacco era il passato – un passato ancora vivo – e il presente o prossimo futuro del suo paese. Ci si perde a osservare volti, colori, azioni dei personaggi che occupano le due ampie scene e che sembrano ammiccarsi, valicando i confini delle rispettive cornici e proponendo la possibilità di un continuum tra ciò che eravamo e ciò che siamo.
Quei due quadri hanno cittadinanza anagrafica, onoraria e affettiva a Moimacco e, ad ogni nuovo sguardo che li scruta, si girano e rigirano, ricomponendosi in mille sfaccettature che la volta precedente non erano balzate all’occhio, alla stregua di uno scaltro caleidoscopio.
Eppure…nonostante la superficie da essi occupata dimostri che altro spazio sulla parete che li ospita non c’è, un vuoto si apre nel nostro pensare, fatto detonare da un interrogativo affamato di risposte: come avrebbe concepito il nostro Tavagnacco la terza tela, la “Moimacco degli anni Tremila”?
Ovviamente la storia raccontata nei due dipinti e le ipotesi sul contenuto del terzo si applicano a una qualsiasi Moimacco del nestri Friûl, ossia ai tanti paesi e paesini disseminati nella pianura, nati con l’aratro e la pancia che brontolava, cresciuti con i capannoni e le guance più piene e ora divenuti adulti che si guardano e si chiedono quale sarà il prossimo passo da compiere in questo mondo in perenne cambiamento.

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