
Lucio Corsi ha la stessa delicatezza e la medesima forza dei raggi di sole che filtrano tra le persiane nelle mattine d’estate. Rinvigorisce l’umore, accende il sorriso e incornicia l’imperfezione come vero atto di ribellione in un mondo ormai fin troppo impostato al compimento estetico.
Dal primo pezzo in scaletta, ‘Freccia Bianca’, cerca il contatto con il pubblico avvicinandosi al coro di cinquemila persone con la sua fedelissima chitarra. Sono molti i brani con i quali Lucio Corsi ha coinvolto il pubblico, frutto di una vita passata tra le scale pentatoniche: ‘La Bocca della Verità’, ‘Danza Classica’, ‘Trieste’, ‘Sigarette’, ‘Magia Nera’, ‘Francis’ e molte altre. Calca il palco con il suo ormai rinomato abito di scena: trucco bianco, spalline volutamente esagerate, stivali alti e chitarra al collo.
Il tocco poetico di un artista poliedrico come Lucio Corsi non deve distrarre dal realismo con cui dipinge a pennellate vocali il suo, e ormai nostro, mondo con canzoni che ha cantato sul palco del No Borders Music Festival come ‘Volevo Essere un Duro’, ‘Situazione Complicata’ e ‘Cosa Faremo da Grandi’.
Lucio Corsi è un musicista completo, la sua conoscenza musicale gli garantisce un gioco repentino e naturale di ritmi e strumenti, riuscendo sempre a mantenere un livello artistico sublime.
Chiude il concerto con ‘Tu Sei il Mattino’, ‘Astronave Giradisco’, ‘Altalena Boy’ e il bis di ‘Francis’.
Lucio si potrebbe dire che abiti un universo tutto suo, ma ascoltandolo ci si immedesima in squarci di quotidianità più comuni di quel che si pensa, che parlano di tutti noi.