
Nel cuore di Gemona del Friuli, dove storia, cultura e creatività si intrecciano da sempre, nasce una nuova occasione per riflettere sull’arte come specchio delle differenze che ci arricchiscono. “DISSONANZE” non è soltanto una mostra, ma un percorso visivo e sensoriale che celebra la pluralità di linguaggi espressivi, mettendo in dialogo identità artistiche distinte e complementari.La mostra, che si inaugurerà il 10 maggio 2025 alle 17,00 a Palazzo Elti, con il patrocinio del Comune di Gemona del Friuli, è un inno alla bellezza della diversità. Il curatore, Giovanni Maccarrone, già attraverso il titolo ha inteso anticipare la diversità delle opere esposte da Manuel De Francesch, Davide Burgio, Alberto Sari e Claudio Moreschi: i primi due, scultori, maestri nell’intagliare legni pregiati per farne poi meravigliose sculture – classicheggianti ma assai contemporanee quelle di De Francesch; metafisiche, misteriose e sorprendenti quelle di Burgio. I due scultori sono conosciuti in tutta Europa, e non solo, per la loro tecnica e per la capacità di trasmettere il loro messaggio attraverso le proprie opere.Alberto Sari e Claudio Moreschi sono due pittori dall’animo e dal tratto diverso, animati entrambi dal desiderio di comunicare stati d’animo, anch’essi in maniera differenziata e contrapposta: il primo attraverso l’uso sorprendente di colori e sfumature; il secondo con un’esigenza intimistica di comunicare al fruitore delle opere gli stati d’animo umani attraverso ritratti.Giovanni Maccarrone ha accettato questa sfida – la diversità – come elemento centrale della mostra, nella convinzione che il diverso sia “humus” per la crescita individuale e per la comunità, nell’arte e nella vita. Le dissonanze sono dunque intese come elemento di bellezza: come su uno spartito le note dissonanti si aggregano a note consonanti in una musica armoniosa e soprattutto bella.La bellezza come risultato finale della mostra.“DISSONANZE”. – sottolinea il vicesindaco e assessore alla cultura di Gemona, Flavia Virilli – ci invita a riconoscere il valore delle differenze e a viverle come occasione di confronto e arricchimento reciproco. È attraverso l’arte che possiamo costruire una comunità più aperta, sensibile e consapevole, capace di cogliere nella varietà delle voci un’armonia più profonda. Invito tutti a lasciarsi ispirare da questo dialogo visivo, che è anche un messaggio di speranza e bellezza condivisa”.