In occasione dei dieci anni dalla sua esperienza di pellegrino sul Cammino Celeste, Christian Romanini presenta “Sul troi di Aquilee”, diario di viaggio di quell’esperienza svolta nell’agosto del 2014. “Sono grato al Comitato dei Beni di Bressa per avermi invitato. È un doppio piacere per me poter parlare del mio libro: innanzitutto perché sarà una serata importante per il Comitato che presenterà il resoconto di un anno di attività da incorniciare e poi perché anche grazie alla trasmissione Geo di RaiTre, che recentemente mi ha richiamato a Roma a parlare del Cammino Celeste, ‘Sul troi di Aquilee’ continua a incuriosire a distanza di dieci anni” evidenzia Romanini.
Con l’Autore dialogherà Paolo Zuliani, uno degli ideatori e fondatori del Cammino Celeste, inaugurato nel 2006, che porterà la sua testimonianza di pellegrino, avendo percorso anche il Camino de Santiago.
“L’evento del 2 dicembre sarà la bellissima conclusione di un anno che ci ha visti come sempre partecipi sul territorio di Bressa con diverse iniziative come l’inaugurazione del giardino delle api e del murales presso l’ex scuola elementare e con il finanziamento alle diverse associazioni locali che ha permesso di contribuire alla realizzazione di molteplici attività” evidenzia il Comitato dei Beni Civici di Bressa “Ricordiamo per chi volesse tenersi aggiornato sui progetti del Comitato che è disponibile il sito www.benidibressa.it”.
Il libro “Sul Troi di Aquilee” (edizioni Glesie Furlane, collana “Trois”, ovvero “Sentieri) è l’esordio letterario di Christian Romanini, quarantasette anni (classe 1977), pubblicista e papà di Santiago nato del 2016 e di Lorenzo nato nel 2012, a cui l’Autore dedica questo diario di viaggio, scritto interamente in lingua friulana. Pubblicato nel 2015 e ristampato nel 2016, Anno nazionale dei cammini e del decennale del Cammino Celeste “Sul Troi di Aquilee” vuole essere un’umile, ma intensa testimonianza che si propone anche di contribuire alla promozione di un modo di conoscere il territorio lentamente e con consapevolezza. L’opera raccoglie descrizioni, suggestioni e fotografie lungo la prima parte del Cammino Celeste, pellegrinaggio mitteleuropeo che congiunge in circa duecento chilometri l’isola di Barbana, in mezzo alla laguna di Grado, al monte Lussari al confine con Austria e Slovenia, toccando ovviamente Aquileia (il Cammino Celeste è anche noto come “Iter Aquileiense”, il nome latino che ha ispirato Romanini nella scelta del titolo in lingua friulana).
L’Autore non raggiunge il monte Lussari, ma percorre i primi settanta chilometri, dal santuario mariano dell’isola di Barbana a quello di Castelmonte, passando per Grado, Aquileia, Aiello del Friuli, Cormons: “Ammettere i propri limiti non è certo una sconfitta” spiega. Il libro propone un capitolo scritto dall’Autore per ogni tappa ed al termine di ogni giornata troviamo anche una “lettera” che lo Stesso ha ricevuto quale omaggio da cinque amici, uno per ogni giorno di quest’esperienza “Perché anche se ho percorso il cammino da solo, forse in fondo, solo non lo sono stato mai, perché lungo la strada, come nella vita, incontriamo sempre qualcuno che condivide alcuni passi con noi” commenta Romanini. Così troviamo gli interventi di pre Tonin Cjapielâr (prologo di Barbana), componente dell’associazione Glesie Furlane; Gabriele Pelizzari (tappa di Aquileia), professore presso l’Università Statale di Milano; Enos Costantini (tappa di Aiello del Friuli), professore e curatore editoriale della rivista Tiere Furlane; Paolo Petiziol (tappa di Cormons), console della Repubblica Ceca e presidente dell’associazione Mitteleuropa, infine pre Roman Michelot (tappa di Castelmonte), presidente di Glesie Furlane. Ognuno di loro regala a Lorenzo un commento sulla meta raggiunta dal papà quotidianamente e alla quale è in qualche modo legato. In questi settanta chilometri percorsi dal 12 al 15 agosto 2014, l’Autore incontra il mare, la pianura, le colline e le prime montagne… idealmente quindi attraversa il Friuli, non solo geograficamente, ma l’esperienza è lo spunto per proporre alcune riflessioni sulla storia e la vita di quei luoghi, con l’intento di trasmetterle al suo primogenito Lorenzo, affinché il seme dell’identità friulana possa germogliare in lui, come spiega lo stesso Romanini nelle ultime pagine: “Friuli, identità, fede, amicizia, famiglia, natura, storia, lingue, pace, rispetto… non le ho scritte tenendo un ordine, ma queste sono le parole chiave di questa esperienza”. Le immagini del diario “Sul Troi di Aquilee” si possono trovare anche sulla fanpage di Glesie Furlane nell’omonimo album fotografico.