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A FOYER D’AUTORE : “STORIA DI UNA LINEA BIANCA. GORIZIA, IL CONFINE, IL NOVECENTO” DI ALESSANDRO CATTUNAR

redazione 2 Novembre 2024
Alessandro-Cattunar

Nuovo appuntamento in arrivo per Foyer d’autore, rassegna di incontri con autrici e autori su temi letterari, storici, teatrali, musicali, artistici: un’occasione in più per immergersi, negli accoglienti spazi del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, in storie, trame, personaggi, stili, visioni, poetiche, riflessioni, linguaggi che attraversano le varie forme d’arte.

Al centro del nuovo appuntamento in programma giovedì 7 novembre con inizio alle ore 18.00 è Storia di una linea bianca. Gorizia, il confine, il Novecento (Bottega Errante) di Alessandro Cattunar con le illustrazioni di Elena Guglielmotti. Il volume racconta, attraverso memorie e immagini, la storia di quella linea tracciata a Gorizia nel settembre 1947. Un tratto bianco che ha diviso in due la città, la storia di una terra segnata dalla convivenza tra popoli e culture diverse. Una riflessione su quanto sia difficile scegliere da che parte stare, rinunciando a una parte di sé.

Storia di una linea bianca comincia da un giorno particolare: il 16 settembre del 1947. In quel giorno i militari Alleati stanno tracciando la linea di confine che separerà l’Italia e la Jugoslavia, una linea bianca che divide il territorio di Gorizia in modo piuttosto arbitrario. In un cortile a poca distanza dal centro della città, in via del Rafut, una mucca viene fotografata mentre tiene due zampe da una parte e due zampe dall’altra della linea appena tracciata. Alla sua destra vediamo la stalla, a sinistra il fieno.

Alessandro Cattunar ci racconta che guardando questa fotografia ha immaginato «che quella mucca stesse protestando. Che stesse a cavallo del confine apposta, come per dire che lei non era disponibile a fare una scelta, non era disposta a rinunciare a una parte fondamentale di quello che era sempre stato il suo mondo, la sua casa. Recuperando poi un filmato Luce, mi sono reso conto che effettivamente si vede uno dei padroni della mucca provare a trascinarla verso la stalla, e l’animale oppone resistenza. Non vuole spostarsi. Mi è subito sembrata la metafora perfetta di ciò che hanno vissuto, in quei giorni, tante famiglie goriziane, che si sono trovate a fare i conti con una linea di confine che andava a tagliare, a dividere, il loro mondo, obbligando le persone a scegliere da che parte stare, e a cosa rinunciare. Alla casa, al lavoro, a una parte della famiglia, a vedere realizzarsi i propri ideali politici. Quella linea rappresenterà la parte finale della cortina di ferro, e capire perché passa proprio lì, proprio sotto quella mucca, è la domanda a cui il libro cerca di dare una risposta».

ALESSANDRO CATTUNAR Goriziano d’origine, è dottore di ricerca in Storia contemporanea e insegnante. Con l’Associazione Quarantasettezeroquattro, di cui è presidente, si occupa di public history cercando di raccontare il confine tra Italia e Jugoslavia servendosi di forme espressive e linguaggi sempre diversi, dall’audiovisivo al teatro, dalla performance alle installazioni artistiche. È curatore dei progetti “Strade della memoria. Archivio della memoria dell’area di confine”, “Topografie della memoria. Museo diffuso dell’area di confine” e del museo multimediale “Lasciapassare/ Prepustnica”. Si occupa anche di produzioni audiovisive e teatrali ed è condirettore di “In\Visible Cities. Festival urbano multimediale”. Oltre ad articoli accademici ha pubblicato il volume Il confine delle memorie. Storie di vita e narrazioni pubbliche tra Italia e Jugoslavia 1922–1955 (Mondadori, 2014).

ELENA GUGLIELMOTTI È un’art director italo-slovena. Ha lavorato sia in Italia che all’estero, ricoprendo il ruolo di visual designer presso agenzie di comunicazione e consulenza. Oltre al suo impegno come progettista grafica, si dedica anche all’illustrazione e all’insegnamento.

L’incontro è realizzato per VOCI A EST libri, podcast e parole progetto di Associazione culturale Bottega Errante sostenuto dalla Regione Friuli Venezia Giulia bando Creatività 2023 in partenariato con Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine.

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