
Davide Enia , scrittore del Mediterraneo
Nascere a Palermo per Davide Enia forse significa una sfida. Una sfida a guardare questo Mediterraneo ostile che travolge gli uomini. Ne’ la guardia costiera ,ne’ i medici, ne’ i sommozzatori ,ne’ i volontari riescono a domare il mare e la sua onda d’urto di milioni di migranti che lo attraversano sfidando l’abisso. E “Abisso” è il racconto di Enia che vogliamo trattare data la sua pesante attualità e la sua drammatica verità, una tragedia di ogni giorno e di ogni ora talvolta raccotata ,talatra no, dai media. Davide Enia nel suo racconto pare ossessivamente richiamare mali senza rimedi e denunciare indifferenze e complicità . Abisso è un racconto che deve essere collocato in un piu’ ampio quadro narrativo, “Appunti per un naufragio”, Premio Mondello 2018
Il naufragio degli uomini,delle donne e dei bambini, la vendetta del Mediterraneo è quasi un’accusa a tutti noi e alla nostra indifferenza davanti al dramma. Una maledizione di cui la storia non parla se non per accenni, rispetto ad altre tragedie quali le guerre. E allora Enia diventa giornalista e non solo scrittore e parla con la gente e chiede e interroga su cio’ che sta accadendo e cio’che si puo’ evitare accada. Dal primo sbarco a Lampedusa in poi l’autore sente le voci dei testimoni diretti Cosi sentimenti, angosce, traumi ,prendono forma diventano parola, corpo e anima,persino simbolo .
Una caratteristica di questo testo ,con molte sfumature dialettali, è il canto plurale della gente, un racconto quasi in musica perche’ l’abisso è un suono , ma anche un gesto, una smorfia del volto , questo ultimo particolarmente mordente nello spettacolo teatrale che dal libro si ricava ( recente una esibizione a Teatro Contatto Udine).
Il testo è stato anche premiato nell’ambito del Premio UBU 2019-
La riflessione per i lettori richiama anche sull’indifferenza, un tema non secondario perche’ l’abitudine alle cose, ai naufragi e agli abissi, rimanda alle responsabilità di ognuno.
Oggi guardiamo al migrante come ad un problema da risolvere, ad un invasore ad un disturbatore della nostra quieta vita borghese, ad un uomo con dei problemi che dovrebbero rimanere suoi e non filtrare nei nostri programmi e non intralciare i nostri passi veloci verso il futuro.
Questi umani vengono dal passato, dal nostro passato di razionalisti che hanno saputo utilizzare la logica prima e la memoria conseguentemente per rimuovere le crisi di coscienza alle quali non siamo piu’ abituati , date responsabilità collettive che non riconosciamo , preoccupati come siamo a scagionare il nostro io individuale.
L’abisso di Enia rompe i nostri silenzi consapevoli solo in teoria dell’appartenenza ad un pianeta del quale ci sentiamo sempre poco ospiti e sempre piu’ spesso padroni.
Vito Sutto