
La, serata per noi si è aperta in San Francesco dove la frizzante simpatia e la profonda competenza di Glauco Venier ha accompagnato gli studenti del Conservatorio in alcune celebri pagine del jazz.
Altri professori hanno guidato le “classi”, ma la voce interiore del Conservatorio è la sua :Venier.
Occasione per celebrare il jazz assurdamente condannato dal nazismo ma osteggiato anche nell’Italia del secondo dopoguerra.
Aula della chiesa : tutto esaurito. Applausi a scena aperta per docenti e studenti.
Il jazz tabù del nazismo e delle sue conseguenze, oramai ha conquistato il mondo, E Cividale non si sottrae e plaude con calore e consapevolezza:il Conservatorio Tomadini è una grande officina di talenti.
Seconda parte della, serata al Ristori.
Le ragazze sono belghe, cinque percussioniste senza catene né tabù che hanno arroventato un ambiente carico di aspettative.
Effetti sonori e luminosi hanno offerto più letture dello spettacolo.
Noi leggiamo una prima parte in cui le percussioniste si immedesimano in una officina, sommersa da suoni metallici che accompagnano un lavoro alienante e spersonalizzante.
Nella seconda parte (nostro ipotetico pensiero) entra in scena la rivendicazione, lo sciopero, la protesta. Con il rischio che venga repressa dai manganelli della polizia, nei quali le mazze di tamburo si sono trasformate.
In un terzo momento ecco tutto si appiana, il tempo libero consente nuovi spazi, in palestra e nella musica catartica e liberatoria.
La musica è libertà,
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Ritmo impertinente… ha ragione la nota di sala
Vito Sutto