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Le imprese edili del Friuli-Venezia Giulia alla soglia del collasso

redazione 18 Febbraio 2013

Le imprese edili del Friuli-Venezia Giulia alla soglia del collasso“Intervenire subito per sbloccare i crediti delle imprese e appaltare i lavori”

“Le imprese edili del Friuli-Venezia Giulia sono alla soglia del collasso a causa della paralisi dei lavori pubblici determinata dall’applicazione del patto di stabilità Stato-Regione”. Ferrante Pitta, Presidente del Gruppo delle Imprese di costruzioni dell’Associazione Piccole e Medie Industrie di Udine, lancia l’allarme circa le conseguenze che le rigidità, poste dalle complesse norme europee, hanno a cascata sugli enti locali e, di riflesso, sull’intera industria edile.

“I lavori pubblici – spiega Pitta – costituiscono in una fase recessiva delle commesse private (civili e industriali) di gran lunga la principale fonte di attività delle piccole e medie imprese edili, e gli enti locali, i comuni in primis, costituiscono a loro volta le principali stazioni appaltanti della nostra Regione. Così – prosegue Pitta -, per i vincoli posti dal patto di stabilità sulle uscite di cassa degli enti locali, né potranno essere messi a gara i lavori già progettati e finanziati, né potranno essere iniziati quelli già appaltati, né potranno essere pagati i lavori eseguiti, almeno nei termini previsti. Questo stato di cose porterà in Friuli-Venezia Giulia rapidamente alla chiusura della totalità o quasi delle piccole e medie imprese del settore, con lavoratori che si troveranno senza occupazione e con conseguente incremento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali”.

Ciò avrà un effetto immediato, secondo gli Edili dell’API, anche sul bilancio regionale, determinando una diminuzione delle entrate derivanti dalla compartecipazione erariale (si pensi a 6/10 dell’Irpef, ai 4,5/10 dell’Ires, ai 9,1/10 dell’Iva, ai 6/10 delle ritenute alla fonte, ai 9/10 dell’imposta erariale sull’energia, al 29,75% dell’accisa sulla benzina, al 30,34% dell’accisa sul gasolio per autotrazione e al gettito IRAP) con una conseguente contrazione del budget totale disponibile che non sarà più sufficiente a coprire le spese di competenza (sanità, enti locali, spese correnti, …) e, quindi, non resteranno più risorse per lo sviluppo.

Fino al 2012 la Regione Friuli-Venezia Giulia aveva superato i vincoli posti dal patto coprendo il debito dei Comuni per investimenti pubblici mediante trasferimenti, mentre nel 2013, sulla base della legge finanziaria, la Regione potrà coprire meno del 50% degli importi previsti. “Urge un’immediata soluzione politica – avvisa Pitta – che veda al centro la Regione come interlocutore dello Stato, che consenta quanto meno di finanziare il restante 50% degli importi e di liberare le risorse disponibili nelle casse dei comuni per pagare i lavori eseguiti o in fase di realizzazione. La soluzione dovrebbe essere trovata nella prossima settimana, prima, cioè, delle elezioni politiche, per non correre il rischio che, per la stasi che si ingenererà con l’elezione del nuovo Parlamento, venga meno per lungo tempo uno degli interlocutori di questa partita. In prospettiva – conclude il Presidente degli Edili dell’A.P.I. di Udine -, è altrettanto necessario rivedere le regole del patto, escludendo dai suoi vincoli le spese per gli investimenti in opere pubbliche”.

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