
Lorenzo e Francesca Boemo, padre e figlia, sono gli artisti che hanno realizzato le statue per il presepe allestito in Piazza San Pietro a Roma. La loro opera, che ha dato la dimensione artistica a questa realizzazione, è stata ammirata in tutto il mondo durante lo scorso periodo natalizio, un momento particolarmente significativo poiché ha coinciso anche con l’apertura della Porta Santa e l’inizio del Giubileo della Speranza.
Lorenzo e Francesca, dal vostro presepe a Grado al centro della cristianità in Piazza San Pietro: ci raccontate come questa passione di famiglia ha trovato il suo coronamento e quali sono state le emozioni nel sapere che la vostra arte avrebbe inaugurato un momento storico come il Giubileo?
Ricordiamo che, quella sera, alla prima riunione convocata per una proposta di cui ignoravamo ancora il motivo, restammo attoniti e intimoriti: la scultura non rientrava nelle nostre esperienze, soprattutto perché si trattava di realizzare molte statue a grandezza quasi naturale. Temevamo di non farcela, ma accettammo senza esitazione. L’ansia lasciò presto spazio a gratitudine e felicità verso gli organizzatori che ci avevano scelti. Nei giorni seguenti la paura divenne stimolo, crescendo grazie alla collaborazione con persone dalle competenze più varie. Fu anche la nostra prima esperienza artistica condivisa in famiglia.
Quanto tempo avete impiegato per realizzare il presepe e quale metodo avete seguito? Quali statue vi hanno creato maggiori difficoltà e in che stile le avete modellate?
Non sapremmo quantificare con precisione il tempo, ma l’impegno è stato enorme: un anno e mezzo volato tra prove, dubbi e tanta passione. Abbiamo sperimentato materiali diversi per trasformare le idee in forme che non fossero semplici figure, ma gesti, sguardi ed emozioni in equilibrio tra staticità e dinamicità. La scena più complessa è stata la Natività: dopo infinite prove, la statua della Madonna è caduta casualmente assumendo una postura così dolce verso il Bambino da indicarci lo stile giusto, naturale ed espressivo, che poi abbiamo applicato a tutto il presepe.
Quali emozioni avete provato a lavoro finito e, in particolare, quando il presepe è stato ammirato da Papa Francesco?
La nostra emozione più grande è stata far parte di un gruppo unito, come se per quaranta persone diverse battesse un unico cuore. Ogni volta che indossiamo la divisa azzurra riviviamo la sera del 24 dicembre, mano nella mano attorno all’argine del presepe, mentre la folla spingeva e il personale del Vaticano posava le transenne. Ricordiamo il sorriso comune quando Papa Francesco lesse “la battella” nel testo del nostro presepe, e la commozione, a Pasqua, nel partecipare insieme alla lavanda dei piedi come Apostoli.
Il vostro lavoro, comunque, non è finito: quest’anno il presepe ‘emigra’ a Gorizia e in futuro è destinato ad altri luoghi. Avete intenzione di implementare o arricchire la vostra opera per le prossime esposizioni?
Dobbiamo premettere che, per la nostra natura riservata, un po’ per umiltà e timidezza e un po’ perché viviamo in uno stato di continua crescita artistica, non eravamo e non siamo tuttora completamente soddisfatti del risultato delle statue. Dobbiamo però ringraziare la comunità e tutte le persone che le hanno apprezzate, compensando così i nostri dubbi. Per le prossime edizioni abbiamo in mente una scena che non siamo ancora riusciti a realizzare: ci piacerebbe rappresentare un tipico gioco gradese tra bambini, sperando finalmente di portarlo a compimento.
Raccontateci di Petrus l’angelo che indica la posizione da Grado dove è posto il presepe?
Petrus, l’Angelo dell’annuncio” è l’unica statua del grande presepe migrante rimasta nella nostra isola, all’interno della mostra dei presepi. Per noi rappresenta l’icona simbolica della partecipazione della comunità gradese alla Natività. Petrus si affaccia da una finestrella rivolta verso il luogo in cui il presepe viene esposto, annunciandone l’arrivo. La finestra nasce dalla prua di un relitto portato dal mare, che abbiamo immaginato in verticale come cornice dell’Angelo. Anche Petrus è fatto con materiali marini di recupero: scalmi come ali, reti come mantello, sugheri come cintura, un timone come aureola. Il nome unisce la “Basilichetta di Petrus” di Grado e San Pietro in Vaticano, dove il nostro presepe è stato inaugurato nel 2024. Nella mano destra regge la lettera Admirabile Signum di Papa Francesco, lo stesso Papa che, quella sera di dicembre, sulla sua carrozzina, contemplò il presepe nel silenzio carico dei nostri battiti.
Cosa vi ha lasciato interiormente questa esperienza, che è stata sia concreta (artistica) che profondamente legata alla fede?
Una frase che abbiamo più volte condiviso con Monsignor Nutarelli riassume tutto: “L’INSIEME è più della somma delle sue parti.” Questo lavoro, svolto con passione, rispetto reciproco e amore da quaranta persone unite, ne è la testimonianza più autentica. Ringraziamo di cuore tutto il gruppo delle Divise Azzurre.
Livio Nonis


