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Rientrato lo psicologo friulano dopo il lavoro tra i terremotati dell’Emilia

redazione 18 Agosto 2012

Udine – Ha visto gente disperata, che ha perso tutto, in balia di attacchi di panico, pensieri intrusivi disturbanti, difficoltà di addormentarsi, di mangiare: ha visto 8 pazienti al giorno che, grazie all’applicazione della pratica EMDR (Eyes movement desensibilitazion reprocessing, utilizzata anche da FBI, Polizia di Stato, Marina militare, Esercito e da numerose Aziende sanitarie) per desensibilizzare dai traumi, hanno sensibilmente migliorato la loro sintomatologia: è il racconto di tante piccole vittorie messe a punto dallo psicologo friulano, Fabio D’Antoni, rientrato dalla missione in Emilia dove, a Mirandola, ha curato, gratuitamente – come del resto da prassi seguita dall’Associazione EMDR – la psiche delle vittime. Psicologia dell’emergenza in azione dunque: “Mi sono occupato degli adulti, già selezionati dall’Azienda sanitaria locale: li ho visti rinascere, tornare a sorridere e riuscire a raccontare l’esperienza tragica del sisma in maniera equilibrata e senza ansie. Spesso bastavano pochi incontri effettuati ricorrendo alla pratica EMDR per risolvere completamente i disturbi”, spiega lo psicologo esperto in EMDR, accreditato a livello europeo, docente al Centro di alta formazione “Naven” di Udine, fondato e diretto dalla psicoterapeuta Esther Pedone la quale ha introdotto questo metodo nella Scuola, agevolandone, unico Centro in città, l’applicazione e la diffusione in Friuli. “Il metodo è validato: ovunque è stato applicato, sempre in forma gratuita, nei contesti di emergenze, catastrofi, ma anche abusi, violenze e traumi di vario genere, i risultati non mancano”, spiega la specialista Pedone soddisfatta per il fatto che “Naven”, attraverso un suo didatta, sia riuscita a contribuire al miglioramento psicofisico delle vittime.

Dal racconto dello psicologo D’Antoni si evince un collegamento diretto fra Emilia e Friuli: “Con più di una persona è capitato di dover scavare più a fondo e andare indietro nel tempo, visto che lavorando sul sisma recente non si riusciva a far elaborare il trauma: in questo modo abbiamo scoperto che bisognava sciogliere il ‘nodo’ del terremoto del ’76 in Friuli per consentire ad alcune persone di superare l’impasse. Alcune vittime, infatti, hanno dovuto rielaborare il ’76 rimasto come un incubo nell’inconscio: l’hanno vissuto, chi in Emilia, chi in Veneto, da piccoli, tragicamente, senza essere in grado di elaborare la paura”. Lo psicologo che ha operato nel campo base a Mirandola (“Non usavamo le tende allestite dalla Protezione Civile in quanto il caldo era asfissiante, ma tenevamo i colloqui all’aperto, sotto gli alberi o nella scuola dove sono stati allestiti temporaneamente gli uffici comunali”) narra di come a bloccare la mente delle vittime fossero soprattutto il rumore (il boato che accompagna il terremoto) e quell’odore acre di polvere che resta nell’aria. “Il metodo EMDR applicato dall’équipe – attiva, oltre che a Mirandola anche a Carpi e Finale Emilia – è efficace in quanto consente l’elaborazione degli aspetti corporei legati al trauma (ad esempio il rumore), visto che agisce contemporaneamente a livello cognitivo, emotivo e sensoriale”.

A Mirandola nell’arco di due mesi hanno avuto accesso alle tende della ‘psicologia dell’emergenza’, sempre gratuitamente, 950 persone, dai bambini agli adulti fino agli anziani. Nei tre punti di intervento (Mirandola, Carpi, Finale Emilia) vengono erogati dai 150 ai 200 colloqui a settimana. Oltre cento i volontari psicologi che hanno prestato il loro servizio e fra questi anche il Friuli ha la sua rappresentanza.

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