
I bimbi non possono giocare
Il vento del sud, impetuoso e doloroso spesso giunge anche a Nord est, dove i figli del sud vivono e raccontano.
Cosi Emanuele Aliotta ha scritto – Visioni, con il sottotitolo- le giovani anime di Gessolungo-
romanzando la dolorosa vicenda del 12 novembre 1881,quando nella Sicilia centrale 19 carusi,ragazzi tra i 6 e 15 anni che lavoravano nelle miniere di zolfo nella zona di Gessolungo, furono travolti da un esplosione di gas.
La storia vera e la precisa ricostruzione dello storico Aliotta, si innestano su una lunga rilettura della vicenda articolata e complessa: migliaia di piccoli siciliani sono morti nel corso di due secoli almeno, nelle miniere di zolfo.
Innervate in una miseria secolare molte famiglie vendevano, nel vero senso della parola, i piccoli a mediatori senza scrupoli che li affidavano a loro volta a lavoratori che scavavano lo zolfo.
Per poche monete i giovani dovevano portare carichi pesantissimi, anche 80 chili sulle spalle dal fondo in superficie.
Questo lavoro durissimo, denuncia Aliotta in stile romanzato, ma profondamente documentato, avveniva tra abusi di ogni genere, sessualità compresa.
I bambini, i carusi, e le bambine lavoravano ignudi in una continua angoscia, i loro schiavisti li picchiavano continuamente e talvolta potevano anche ucciderli.
Le autorità, completamente assenti, preferivano non discutere i privilegi dei proprietari delle miniere di zolfo.
Nel romanzo Rosario, un sopravvissuto all’inferno della zolfara, racconta la sua storia di dolore, diventando nel corso dela narrazione, non solo uno, ma molti protagonisti di questa infamia datata 1800, e durata fino a pochi decenni fa.
Quasi un’anima che si moltiplica in tante anime, questo canto plurale rimanda a Pirandello e a Verga, Rosario respira insieme a Emanuele Aliotta, trangugiando lacrime e rabbia. Il cuore è stetto ma il silenzio su questa vergogna non può trionfare.
Il racconto si conclude con una grande danza, lo scrittore restituisce un po’ di immaginaria serenità alle giovanissime vittime della miniera, ma non si sottrae alla denuncia della malvagia speculazione degli uomini e della sorda cecità dello Stato, maledettamente assente… troppo spesso… quasi sempre.
Vito Sutto