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FIERAGRICOLA DI VERONA SI PREPARA ALL’EDIZIONE DEI 120 ANNI

Stefano Serafini 14 Dicembre 2016

Il 2016 è stato un anno a due velocità per i settori lattiero caseario e suinicolo. A rilevarlo è l’Osservatorio di Fieragricola, manifestazione dedicata all’agricoltura in programma dal 31 gennaio al 3 febbraio 2018 a Verona, con focus di specializzazione sulla meccanica, la zootecnia, i mezzi tecnici, vigneto e frutteto, la multifunzione del comparto primario.

In vista della 113ª edizione, che segna il traguardo dei 120 anni (è nata nel 1898), Fieragricola nel corso del 2016 ha organizzato dei tavoli di confronto con le principali aree che costituiscono i pilastri della manifestazione, con particolare attenzione alla zootecnia, dalla suinicoltura al settore avicolo, per arrivare alla mangimistica, nutrizione e benessere animale.

«Per il 2017 – ricorda il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – stiamo definendo un programma di roadshow in tutta Italia, inerenti non soltanto al settore zootecnico, sulla scorta di quanto già abbiamo fatto con successo in preparazione a Fieragricola 2016. Proseguiremo anche il dialogo ad alto livello con gli espositori, che restano insieme ai visitatori i nostri principali interlocutori».

Nel 2016 per la zootecnia luci e ombre. Rispetto a 12 mesi fa, le quotazioni del latte sono aumentate di oltre il 32%, superando i 41,25 €/100 kg sulla piazza di Verona lo scorso 12 dicembre, dopo aver toccato anche quota 43 euro (fonte: Clal.it). Un’accelerazione dovuta per effetto di un rallentamento delle produzioni dei principali Paesi europei, delle misure legate al Pacchetto Latte e della ripresa delle importazioni cinesi.

Anche per la suinicoltura le importazioni di Pechino, conseguenti a un piano di ristrutturazione della filiera verso una maggiore “industrializzazione” hanno rappresentato una variabile tutt’altro che trascurabile per il comparto. Ad approfittarne, in particolare, i suinicoltori di Spagna, Germania, Olanda e Danimarca, ma gli effetti sul prezzo si sono fatti sentire anche in Italia. I listini della Commissione unica nazionale dai valori di 1,133 €/kg dello scorso gennaio (scesi addirittura a 1,028 il 14 aprile, punto negativo) per i suini da macello destinati alle produzioni Dop sono saliti a quota 1,579 €/kg lo scorso 22 settembre, per poi assestarsi intorno a 1,4 euro e restituendo redditività alla fase di allevamento.

«Il 2017 rappresenta un anno importante per il futuro delle imprese agricole e zootecniche, anche perché è in calendario l’avvio della discussione della Politica agricola comune post 2020 – ricorda Mantovani – e le linee guida che potrebbero essere adottate dovrebbero assicurare attenzione ai giovani, al credito e contenere soluzioni per contenere la volatilità dei mercati a garantire il reddito del mondo agricolo».

In quest’ottica, anche la suinicoltura e l’avicoltura, finora grandi escluse dei contributi comunitari, vorrebbero trovare maggiore attenzione.

L’incognita cereali. Nel 2016/2017 le scorte di cereali a livello mondiale, secondo le previsioni dell’International Grain Council, potrebbero superare i 500 milioni di tonnellate, con una conseguente stabilità dei listini. Sarà effettivamente così? La Cina ha registrato dopo 13 anni una contrazione nella produzione dei cereali (-0,8%, fonte: National Bureau of Statistics), ne conseguirà un aumento dei prezzi? Un ruolo chiave potrebbe giocarlo, come in passato, il prezzo del barile. Resta dunque da capire quale effetto avrà la decisione dei giorni scorsi dell’Opec e degli altri Paesi produttori di petrolio di contenere l’estrazione giornaliera, finalizzata a un rialzo del greggio. Qualora l’operazione dovesse rilanciare i prezzi, non è esclusa una conseguente scossa rialzista alle commodity cerealicole.

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