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IL CASO SPOTLIGHT

Elisa Pellegrino 21 Settembre 2018
spotlight

Candidato a sei premi Oscar tra cui miglior film, “Il caso Spotlight” porta a galla una verità scomoda, una storia che si vorrebbe nascondere ma che ha bisogno di essere raccontata. La gente deve sapere. È questo che si ripetono i giornalisti del Boston Globe quando, scavando a fondo, trovano particolari sempre più agghiaccianti sul caso che li porterà a vincere il Premio Pulitzer nel 2003. Il tema è delicatissimo: le molestie sui bambini. Il contesto è ancora più allarmante: la Chiesa.

È il 2001 e Marty Baron, il nuovo direttore del giornale più importante di Boston, decide che è il momento di concentrarsi sui casi di pedofilia da parte di preti che si sono susseguiti negli ultimi anni. L’inchiesta viene affidata al gruppo Spotlight, composto da quattro giornalisti che si sono sempre occupati di indagini lunghe e complicate. Uno dei dati più sconvolgenti fra quelli analizzati è che la percentuale di preti pedofili nel mondo è il 6%. Ciò significa che in quel determinato periodo storico e in quella determinata città circa novanta preti avrebbero molestato dei bambini. Ne hanno trovati ottantasette.

Il regista Tom McCarthy (famoso per aver sceneggiato “Up”) racconta l’intera storia con uno stile sobrio e distaccato servendosi di un cast straordinario formato fra gli altri da Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams e Stanley Tucci. Nel film non c’è mai spazio per interpretazioni o sentimentalismi. Ci sono solo i fatti. Ciò che emerge è l’attenzione per i dettagli e il coraggio di questi giornalisti. Nessuno di loro spicca sugli altri e tutti sono indispensabili per portare alla luce la verità. Il perfetto equilibrio nasce proprio da questo: si tratta di un’interpretazione corale supportata da una sceneggiatura impeccabile e avvolta in una regia delicata e pulita.

“Il caso Spotlight” è reale. Le indagini, le molestie, le storie dei sopravvissuti e le loro sofferenze sono reali. Ed è per questo che le parole del giornalista Michael Rezendes (Mark Ruffalo) risultano ancora più strazianti: “Lo sapevano e hanno lasciato che accadesse. Potevi essere tu, potevo essere io, poteva essere chiunque”. E il suo sguardo, il suo sguardo sconcertato e affranto, diventa quello di tutti noi.

Disponibile su Netflix

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