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Il senso dell’RNA "antisenso"

redazione 12 Ottobre 2012

L’RNA non codificante “antisenso” può essere usato per stimolare la produzione di proteine

Studiando la malattia di Parkinson un team internazionale di ricerca diretto dagli scienziati della SISSA di Trieste ha fatto una scoperta in grado di migliorare la sintesi industriale di proteine a scopo terapeutico. Sono infatti riusciti a capire a cosa serva l’RNA quando non entra nel processo di codifica delle proteine: può per esempio aumentare la sintesi proteica dei geni codificanti, come quello non codificante detto “antisenso”.

Il DNA per svolgere la sua azione di sintesi delle proteine ha bisogno delle molecole di RNA che fungono da brevi “trascrizioni” dell’informazione genetica, l’insieme delle quali è chiamato “trascrittoma”. Nel trascrittoma umano accanto a circa 25mila porzioni di RNA codificante, attivi cioè al processo di sintesi, si trovano però altrettanti RNA non codificanti. Alcuni di questi RNA sono detti “antisenso” perché si appaiano in maniera speculare a porzioni di RNA codificante, dette “senso” (immaginate l’unione fra un RNA senso e uno antisenso come la chiusura di una cerniera lampo). Una ricerca pubblicata sulla rivista Nature, coordinata da un gruppo di ricercatori della SISSA di Trieste, ha scoperto che questo tipo particolare di RNA antisenso ha un’azione rafforzante sull’attività di codifica delle proteine dei geni corrispondenti.

Perché è una scoperta importante?

Degli RNA “lunghi non codificanti” si sapeva poco e la nuova ricerca getta luce su alcune di queste molecole. “Ci siamo concentrati su un gene, Uchl1, le cui mutazioni sono collegate a forme familiari (ereditarie) della malattia di Parkinson,” spiega Stefano Gustincich, professore della SISSA e coordinatore del progetto di ricerca. “Abbiamo visto che l’RNA antisenso non codificante appaiato a questo gene è formato da due porzioni, quella antisenso vera e propria che si appaia all’RNA senso che codifica la proteina e la porzione SineB2. La porzione antisenso funge da “serratura” in cui si inserisce la chiave dell’RNA codificante specifico per quel gene, mentre l’altra parte è quella che esplica la funzione stimolante sulla sintesi proteica.”

Se si sostituisce la porzione antisenso con l’analoga di un altro gene, la porzione SineB2 mantiene la sua azione stimolante, ma sul nuovo gene.

“Questo è importante,” spiega Gustincich “perché ci suggerisce che l’azione di sineB2 potrebbe essere usata per stimolare la produzione di proteine a scopo terapeutico – qualsiasi proteina – nei processi industriali di sintesi”.

Più in dettaglio…

L’RNA codificante è una molecola che copia l’informazione contenuta in piccole porzioni di DNA (i geni), informazione che poi serve a costruire nel concreto la nuova proteina. Esistono poi diversi tipi di RNA non codificante, per esempio i microRNA e gli Small Interference RNA che sono noti per avere una funzione inibente sulla trascrizione dell’RNA codificante.

Referenze:
Carrieri C., Cimatti L., Biagioli M., Beugnet A., Zucchelli S., Fedele S., Pesce E., Ferrer I., Collavin L., Santoro C., Forrest A., Carninci P., Biffo S., Stupka E. and Gustincich S., “Long non-coding antisense RNA controls UchL1 translation through an embedded SINEB2 repeat”, Nature AOP, 2012

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